Parlare di cultura digitale secondo l’accezione socio-antropologica, vuol dire definire la capacità di capire la complessità, la profondità, l’interrelazione dei sistemi che gestiscono il mondo contemporaneo. La cultura digitale rappresenta, infatti, la base teorica che consentirà domani di fare cambiamenti, ad esempio di un software o di un sistema, ma con la piena consapevolezza dei pro e dei contro e muovendosi sempre in una visione di ampio respiro.
In una prospettiva storica, ci troviamo di fronte alla terza grande fase di organizzazione sociale derivata dai sistemi di produzione. Nell’arco di un secolo siamo passati dalla cultura artigianale, caratterizzata dal modello di produzione della bottega, da rapporti diretti tra i soggetti sociali e la trasmissione del sapere attraverso la comunicazione orale; alla cultura industriale, caratterizzata dal modello di produzione della fabbrica e della organizzazione in specifiche filiere produttive (come: manifattura, editoria, logistica, distribuzione, cinema, discografia, etc), da rapporti gerarchici e la trasmissione del sapere in forma scritta; alla cultura digitale caratterizzata dalla produzione di informazioni e non di cose, da rapporti decentrati, dalla trasmissione del sapere attraverso la rete. Una cultura quella digitale che ha inglobato quelle dell’artigianato e dell’industria, riformulando i saperi del passato per proiettarsi nel futuro.
Oggi la cultura digitale è pervasiva e totalizzante, un ecosistema, che controlla e gestisce le attività produttive, ma anche i mezzi di informazione, i rapporti interpersonali, il tempo libero, etc. Rispetto alle culture precedenti, basate sulla trasmissione di testi lineari (orali o scritti), nel digitale la trasmissione della conoscenza si fonda su dati e algoritmi, per elaborare una forma di “testualità fluida”, in quanto scomponibile e ricomponibile in base a specifici obiettivi. Secondo questo processo, gli algoritmi sono in grado di leggere e interpretare grandi mole di dati, big data. Questo è, ad esempio, uno degli scopi dell’I.A., affiancare l’intelligenza umana nel processare big data per ottenere le informazioni richieste. Un sistema complesso, oggi sempre più basato sul cloud (non sulle singole macchine), in grado di ottimizzare le potenzialità della rete. Una complessità necessaria in quanto garantisce lo sviluppo di automazione e interattività, caratteristiche distintive, della cultura digitale.
La complessità della cultura digitale è anche determinata dalla interconnessione di due piani di azione: information, la capacità di processare dati e informazioni; communication, la capacità di muovere e relazionare dati e informazioni attraverso la rete (ICT – Information and Communication Technologies). E quindi, possedere una cultura digitale vuol dire principalmente avere consapevolezza della complessità del sistema.
Infatti, tutto ciò con cui entriamo in contatto, attraverso, ad esempio lo schermo del computer, nel digitale non esiste realmente nella forma in cui lo percepiamo, bensì è frutto dell’elaborazione logica, in tempo reale, di una serie di dati depositati a livello profondo e non interpretabili con la sola intelligenza umana. Quindi, al di là dello schermo (superficie), esiste un livello profondo governato dai linguaggi di programmazione, che gestisce tutti i processi digitali.
Altro elemento della complessità digitale è anche la interconnessione tra i vari elementi. Ogni settore è connesso agli altri: il marketing online è connesso con le problematiche legali di tutela della privacy; la duplicazione dei testi editoriali è connessa con i problemi del copyright in ambito digitale, e così via.
Questa complessità ha permesso di estendere il campo di applicazione della cultura digitale a tutti i settori, dal settore bancario finanziario a quello produttivo industriale, dal settore commerciale a quello amministrativo, etc. Si può affermare che oggi l’impatto esercitato dal digitale (Miller 2020) ricade su qualsiasi attività umana.
La trasformazione digitale in poco tempo ha modificato sia i contesti sociali sia i contesti organizzativi. Un cambiamento così radicale da avere un forte impatto sui nostri comportamenti, sul modo di relazionarci e di comunicare, sulle nostre abitudini, dagli acquisti, all’intrattenimento, alla gestione della vita familiare e professionale. Si tratta di una trasformazione sociale che ha generato e, ancora oggi, continua a definire nuove visioni per interpretare e vivere la realtà.
Una trasformazione che impatta sulle nostre conoscenze che devono necessariamente adeguarsi per stare al passo con le nuove esigenze. Quindi, la cultura digitale richiede nuove competenze per affrontare un contesto in continua evoluzione.
Il digitale ha inciso profondamente sul concetto stesso di spazio: accanto allo spazio fisico caratterizzato dalla presenza, con il digitale esiste lo spazio virtuale di rete dove le relazioni vengono vissute a distanza (assenza) Alcuni esempi sono: molti uffici hanno sostituito gli sportelli fisici per il pubblico con spazi (servizi) online; i pazienti grazie all’uso delle ricette elettroniche hanno ridotto gli spostamenti fisici; le vendite online hanno ridotto l’accesso ai negozi; le visite virtuali di musei hanno permesso di superare i tempi di chiusura degli spazi fisici.
Anche le città in cui viviamo attraverso la digitalizzazione hanno cambiato la loro organizzazione, basate ad esempio sulle reti di sensori di rilevamento, sulla infrastruttura dell’IoT, sulla raccolta sistematica dei big data e sulla loro interpretazione mediante gli algoritmi di AI. Oggi si parla di smart city una infrastruttura in grado di connettere gli spazi fisici, tecnologici e culturali, dove il cittadino vive sia lo spazio reale e che quello virtuale.
Il digitale ha portato anche grandi cambiamenti nella nostra vita lavorativa. Nuovi modelli lavorativi come il lavoro da remoto (smart working) o l’ incremento delle relazioni con clienti, fornitori, partner o colleghi ha introdotto nuove visioni e prospettive nel mondo del lavoro
Infine, il digitale ha rivoluzionato il modo in cui le aziende operano per raggiungere il successo. Il cambiamento culturale ha richiesto da un lato un ambiente di lavoro fortemente digitalizzato, dall’altro il coinvolgimento di tutto il personale. Solo in questo modo l’azienda diventa flessibile e competitiva nel lungo periodo.
Gli esempi dell’impatto della cultura digitale sul nostro modo di vivere e lavorare sono infiniti e per molti aspetti in continua fase di trasformazione. Da ciò si può dedurre che oggi è di fondamentale importanza insegnare, partendo dai bambini, l’importanza di gestire il livello profondo del digitale. Questo porterà ad attivare nei futuri cittadini la consapevolezza di come funziona effettivamente il mondo in cui si troveranno a vivere.