Economia circolare: l'economia pensata per potersi rigenerare da sola”

L'economia circolare costituisce un’opportunità e un motivo di crescita, in un contesto di sostenibilità, competitività e sviluppo

L’attuale programma del nostro Governo individua l’economia circolare come strumento idoneo per la ripresa economica dopo la crisi da COVID-19. Un approccio innovativo che costituisce per l’Italia un’opportunità e un motivo di crescita, in un contesto di sostenibilità, competitività e sviluppo.

Esiste, infatti, una profonda relazione che lega l’uomo all’ambiente, l’abbiamo sempre saputo, ma oggi l’emergenza Covid-19 ce lo sta prepotentemente ricordando. Non è un caso se lo studio condotto dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima), abbia rivelato che lo smog e le polveri sottili hanno accelerato la diffusione del Covid-19, moltiplicando i casi di infezione in Pianura padana.

Chi non ha notato in questo periodo di “tutti a casa” il miglioramento dell’ambiente che ci circonda?

Ad esempio, le emissioni di gas serra sono diminuite, portando a collegare tale fenomeno all’attuale crisi climatica, e facendoci riflettere sulla necessità di mettere in atto un cambiamento per evitare che, dopo la crisi, le emissioni possano tornare a crescere. Il traffico delle città è crollato, con un beneficio generale sull’inquinamento dell’aria e su quello acustico, e ciò ci spinge a rivedere il modello di mobilità urbana per rendere le città meno inquinate e meno congestionate, ed evitare di tornare al caos di prima.

Tutto ciò dimostra che le tematiche ambientali non devono essere considerate un’appendice, ma strettamente interconnesse alle azioni poste in atto per affrontare l’emergenza Covid-19.

A questo punto, è giusto chiederci: vogliamo perdere i miglioramenti ottenuti “grazie” alla pandemia? O, vogliamo porre le basi per ricostruire un modello economico circolare, sostenibile e rispettoso dell’ambiente?

Probabilmente molti di noi non sanno che proprio il nostro paese, a livello europeo, è leader nell'economia circolare. Come indica il “Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia” 2020, realizzato dal CEN-Circular Economy Network, l'indice di circolarità, cioè il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, distinte in cinque categorie -produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde (scarto), investimenti - pone l'Italia, in cima alla classifica, seguita da Germania e Francia.

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo  che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali. I principi dell’economia circolare sono opposti al tradizionale modello economico lineare, fondato sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. La circolarità concepisce il rifiuto come nuova risorsa e verso questo obiettivo si muovono tutte le attività che contribuiscono al ciclo di produzione, minimizzando sprechi.

Adottare un modello di economia circolare vuol dire rivedere i meccanismi di creazione del prodotto, dalla progettazione, alla produzione e al consumo, fino alla fine del suo ciclo di vita, in un’ottica di risparmio di risorse, energia e perdite. I principi cardine su cui si basa il modello di economia circolare li possiamo riassumere in quattro punti:
 

  • progettazione i prodotti devono essere progettati pensando, anche, al loro utilizzo una volta giunti al termine del ciclo vitale;

  • conferimento di caratteristiche di modularità e versatilità del prodotto in modo da adattarlo a possibili cambiamenti delle condizioni esterne;

  • produzione attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili al fine di non impattare in modo negativo sull’ambiente;

  • recupero dei materiali di scarto, fonte di materia prima seconda.

 

Anche l'Europa, per guardare oltre il Covid-19, preme sull'acceleratore della circolarità, lanciando il nuovo piano sull'economia circolare, che diventa uno dei pilastri del Green deal, la svolta verde per rendere l'Europa climaticamente neutra entro il 2050. Il pacchetto di nuove direttive europee, infatti, danno all’economia circolare un ruolo decisivo: ridurre gli impatti ambientali e climatici e generare vantaggi economici e occupazionali.
Alcuni semplici esempi, legati alla nostra quotidianità, della politica della circolarità dell’UE: Diritto alla Riparazione, l'industria dovrà progettare prodotti che durino di più, siano più facili da riparare e da riciclare; Plastica, oltre a rinforzare le norme già introdotte contro la plastica monouso, è previsto un quadro di riferimento per i materiali biologici, biodegradabili e compostabili; Tessile, una nuova strategia sul tessile per rafforzare la competitività e l'innovazione nel settore, che dovrà trasformarsi in base alla filosofia del riutilizzo e del riciclo; Divieto di distruzione di beni durevoli invenduti, azione che mira principalmente a tagliare gli sprechi.

La programmazione europea della circolarità parla anche di rifiuti puntando al potenziando il sistema di raccolta differenziata e di riciclo; di mobilità sostenibile per rendere le città meno inquinate; di un nuovo modo di abitare, con spazi concepiti anche come luogo di lavoro (smart working), di svago e di socialità. Inoltre, fa riferimento anche ai vantaggi che le imprese potrebbero ottenere adottando il modello di circolarità: minore consumo di materie prime, processi produttivi più performanti, minore produzione di rifiuti, maggiore impulso all’innovazione.
Possiamo definire la circolarità una forma di economia collaborativa e del benessere, che mette al centro non tanto la proprietà e il prodotto in quanto tale, ma la sua funzione e il suo utilizzo. Per tale motivo ha uno stretto legame con modelli di consumo basati sulla sharing  economy e sul product as a service.
Tutto ciò dovrebbe spingerci a vivere questo incredibile periodo di forzata sperimentazione collettiva come occasione da cogliere per decidere di produrre nuove forme di economia più in linea con gli obiettivi propri di quello che definiamo economia circolare.