Il Design Thinking si applica a tutte le tipologie di problemi, dallo sviluppo di nuovi prodotti alle strategie aziendali, all’organizzazione delle risorse.
Infatti, l’approccio del Design Thinking è quello di ampliare la gamma di risorse culturali e metodologiche a disposizione, al fine di favorire l’analisi dei problemi anche con una visione creativa, tipica del design strategico, e introdurre strumenti di verifica delle soluzioni scelte prima che vengano implementate.
Punta all’identificazione di soluzioni innovative in grado di soddisfare tre criteri fondamentali:
Quindi, il Design Thinking è un metodo user-centric, in quanto, partendo dal consumatore, coglie il valore da trasferire al prodotto, contribuendo a costruire un modello di business efficiente.
Negli ultimi 10 anni l’interpretazione del Design Thinking ha subito diverse trasformazioni, rendendolo applicabile in ambiti al di fuori del design, come ad esempio la formazione, le startup e varie tipologie di servizi.
Possiamo affermare che l’arrivo del digitale ha accelerato la capacità di trasformazione dell’approccio del Design Thinking, moltiplicando gli ambiti di utilizzo. Oggi il modello del Design Thinking può assumere forme diverse in base alla tipologia di aziende e agli obiettivi del progetto di innovazione. Ciò ha anche determinato l’impossibilità di dare al Design Thinking una definizione univoca.
Oggi, i modelli di Design Thinking più diffusi sono:
In questo scenario, il Design Thinking diventa sempre più un valido supporto per affrontare le attuali sfide della trasformazione digitale. La trasformazione digitale, infatti, essendo pervasiva, rende necessario un ripensamento dei processi e delle strutture organizzative.
Per tale motivo una delle definizioni più ricorrenti, nata in ambito digitale sul Design Thinking è: un approccio che aiuta imprese e consumatori a orientarsi in un mondo sommerso dalla tecnologia e dall’informazione.Il Design Thinking è stato adottato come cultura e metodo lavorativo da molte grandi aziende che ne apprezzano benefici e vantaggi e tra questi:
Molte aziende high-tech hanno riprogettato il loro modo di lavorare investendo nelle potenzialità del design thinking: IBM ha modificato il rapporto tra designer e sviluppatori da 1:72 a 1:8; Dropbox da 1:10 a 1:6 e LinkedIn 1:11 a 1: 8.
Secondo l’ultimo Rapporto dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano, in Italia quasi un manager su tre (31,2%) utilizza questo approccio per gestire l’innovazione; i settori con più investimenti in progetti di Design Thinking sono: Energia (13%), Manifattura (12,4%), Finanza e Assicurazioni (11,8%); i progetti riguardano per 38,6% risoluzione di problemi complessi (Creative Problem Solving), per il 24,6% iniziative per realizzare e testare rapidamente prodotti (Sprint Execution), per il 22,6% progetti per coinvolgere i dipendenti nei processi creativi (Creative Confidence), per il 14,6% attività per ridefinire la visione strategica aziendale (Innovation of Meaning).
Il Design Thinking è un approccio utilizzato anche da molte piccole aziende e naturalmente anche dalle startup che sono nate nell’era digitale e specializzate nella progettazione di User Experience e User Interface (UX/UI). Si può affermare che il Design Thinking, con particolare riferimento al metodo Design Sprint, è diventato un punto di riferimento per imprese nascenti, in particolare in ambito digitale.
Il Design Thinking oggi permette all’impresa, di qualsiasi dimensione, di allineare le esigenze commerciali, di business e tecniche dell’Innovation e dell’IT. Quindi, è in grado di fornire soluzioni innovative per soddisfare i fabbisogni dell’utente finale raggiungendo i risultati in tempi ridotti e in scala. In ultima analisi l'approccio di Design Thinking conferisce all’azienda la possibilità di ampliare il proprio raggio d’azione competitivo.