Come superare un fallimento professionale

Come superare un fallimento professionale

il fallimento è solo l'opportunità più intelligente per ricominciare...Ecco come superare un fallimento professionale

Cosa è il fallimento

Fallimento è ciò che accade quando qualcosa non va secondo i piani prestabiliti, quindi, per fallimento personale si intende l’incapacità di soddisfare un’aspettativa personale o di terze persone (esempio il datore di lavoro). Nel corso della vita tutte le persone, in ambito personale o lavorativo, sono soggette a vivere l’esperienza del fallimento, ma solo una minima parte riesce a trasformarla in un evento positivo. Il problema legato ai fallimenti sta nel fatto che le persone sono portate a legare il fallimento al loro senso di autostima, spesso, innescando problemi a livello psicologico. Dovere ammettere davanti agli altri il nostro fallimento spesso ci porta ad avere paura di sbagliare.

In Italia il fallimento, soprattutto in ambito lavorativo, viene perdonato raramente e rappresenta ancora l'etichetta del perdente.  Quindi è proprio la nostra cultura che ci ha abituati a credere che sbagliare sia la strada verso il fallimento, anche se commettere errori è un’attività che fa parte di ogni individuo.

Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che il cervello umano è regolato per fare errori e apprendere da essi al fine di non commetterli più. Quindi, è stato dimostrato che l’uomo impara più dagli errori che dai successi poiché, l’imprevisto generato dall’errore diventa capacità di apprendimento. Ciò conferma che gli insuccessi non devono essere considerati come qualcosa di negativo, ma come un ulteriore passo avanti verso il successo. Imparare ad affrontare errori e fallimenti per avere successo significa, infatti, mettersi in ascolto, per scoprire come gli insuccessi ci insegnano qualcosa su di noi.

 

Evitare il fallimento professionale

Nel contesto aziendale, più che altrove, la paura di commettere errori è spesso devastante. Si pensi ad un manager che è costantemente chiamato a fare delle scelte aziendali, non commettere errori durante il percorso di gestione è quasi impossibile, quindi, sbagliare si può considerare un evento naturale. Per tale motivo la cultura aziendale, deve potere incentivare una visione positiva dell’errore, infatti, in azienda più che non commettere errori è fondamentale avere gli strumenti per minimizzare gli effetti negativi e per massimizzare gli effetti positivi

Per affrontare positivamente l’errore ed evitare il fallimento, bisogna essere in grado di adottare specifici comportamenti:

  • riconoscere l’errore ammettendo di avere sbagliato;
  • assumersi la responsabilità dell’errore commesso e capire come non ripeterlo in futuro;
  • avere la capacità di trasformare l’errore in opportunità, comprendendo l’origine e trovando il modo per porvi rimedio, quindi, facendo tesoro dell’insegnamento che possiamo trarne.  

La soluzione è proprio quella di ricondurre il fallimento all’interno di un sistema di apprendimento e di crescita. Diventa, anche, importante imparare a studiare gli errori passati per prevenire il fallimento.

 

La Cultura del Fallimento

E’ su questo principio che si fonda la prima Scuola di Fallimenti ed Errori italiana (nata a Modena), il cui obiettivo è divulgare una sana cultura del fallimento, sia in ambito scolastico, sia aziendale. Una scuola che punta a offrire strumenti pratici per incrementare la fiducia verso il fallimento, intesa come opportunità per imparare dagli errori commessi.

Si arriva al successo con prove ed errori, per questo sbagliare fa bene, la cultura del fallimento diventa un incentivo per aumentare consapevolezza e maturità, doti imprescindibili per affrontare progetti lavorativi e di vita.

L’articolo scientifico “A CV of failures” (“un CV di fallimenti”) di Melanie Stefan, neuro-biochimica computazionale dell’Università di Edimburgo, che è diventato una specie di mantra, dimostra quanto la cultura del fallimento sia di grande interesse e attualità.

Anche il successo del libro  “L’arte di saper fallire”, della giornalista Elizabeth Day, uscito in Italia nel 2021, dimostra un forte l’interesse sul tema del fallimento.  La giornalista nel suo libro definisce la teoria della failosophy, ossia del fallimento dolce, individuando “sette princìpi chiave del fallimento, offrendoci delle strategie non solo per incorporare il fallimento nella nostra vita quotidiana, ma anche per trarne giovamento”. 

Di seguito si riportano i 7 principi della failosophy di Elizabeth Day:

  1. Prendere atto del fallimento: il primo passo è osservarlo in modo oggettivo, senza pensare al giudizio degli altri.
  2. Controllare i pensieri:  i nostri pensieri peggiori molto spesso non ci dicono la verità. I nostri pensieri possono essere molte cose. Diamo loro lo spazio per essere meravigliosi.
  3. Porre attenzione al decennio tra i 20 e i 30: è fra i 20 e i 30 anni che molti avvertono la sensazione di avere fallito. In questo periodo, più che in altri, aspettative ed esperienze divergono. In questo periodo subiamo molti condizionamenti: le aspettative dei genitori, le pressioni dei social, l’esigenza di avere uno stipendio.
  4. Analizzare le separazioni: una relazione che finisce non è un insuccesso. Il segreto di una relazione duratura sta nel continuare a insegnarsi cose a vicenda e nel concedersi spazi per evolversi.
  5. Fallire serve per acquisire dati: se quando ci troviamo di fronte a una crisi riusciamo a rimuovere la paura, vedremo il fallimento per quello che è: non come qualcosa che ci definisce, ma come un’informazione mancante che ci aiuta a completare il puzzle di chi siamo veramente.
  6. Abbandonare i piani a lungo termine :  meglio concentrarsi sul presente che su desideri a lungo termine.
  7. Essere sinceri:  essere onesti sui nostri punti deboli crea un legame profondo con gli altri e conferisce forza in noi stessi. Dimostrarsi vulnerabili di fronte al fallimento è il più grande atto di forza.

Oggi, anche, in un Paese come l’Italia che ha sempre vissuto il fallimento come un evento fortemente negativo, si registra un cambio di visione. Il fallimento, infatti, è al centro di osservazioni, discussioni, dibattiti, per riuscire a sviluppare un pensiero resiliente, cominciando a proporre il fallimento, l’insuccesso aziendale, professionale o personale, come una grande opportunità di ripresa.